ll Terzo dei Dieci Comandamento recita: «Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.nome» (Esodo 20:7). Ma che cosa significa esattamente usare il nome di Dio invano? Alla base dei buoni rapporti interpersonali c’è sempre il rispetto. La qualità del nostro rapporto con Dio dipende dall’amore e dal rispetto che abbiamo nei Suoi confronti. Dipende anche dai modi in cui manifestiamo il rispetto nei Suoi
confronti alla presenza degli altri. Dobbiamo sempre avere cura di rispettarlo profondamente, sia come persona divina sia per ciò ch’Egli rappresenta. Viceversa, l’uso del nome di Dio in maniera irriverente, degradante o, ad ogni modo, irrispettosa testimonia un atteggiamento di disprezzo del buon rapporto che dovremmo invece mantenere con Lui. Atteggiamenti che scaturiscono dalla noncuranza oppure da sentimenti di vera e propria ostilità o disprezzo: insomma, un uso improprio del nome di
Dio in entrambi i casi. Consideriamo alcuni modi in cui potremmo essere associati all’ETERNO Dio Creatore, a Colui che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza per darci l’opportunità di diventare Suoi figli, e di ereditare il Suo nome. Notate come il libro dei Salmi esprima il massimo rispetto per Dio: «Anima mia, benedici l’Eterno! O Eterno, mio Dio, tu sei sommamente grande, sei vestito di splendore e di maestà» (Salmo 104:1). «Tutta la terra tema l’Eterno; lo paventino tutti gli abitanti del mondo» (Salmo 33:8). Re Davide scrisse: «Io ti esalterò, o mio Dio, mio Re, e benedirò il tuo nome in sempiterno. Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo nome in sempiterno. L’Eterno è grande e degno di somma lode, e la sua grandezza non si può investigare» (Salmo 145:1-3). La bestemmia e l’uso volgare della parolaProbabilmente, il modo più diretto di infrangere il Terzo Comandamento è rappresentato dalla bestemmia, vale a dire l’uso del nome di Dio associato a parole e modi di dire sconci, irriverenti e volgari. La contaminazione del nome di Dio, o di quello di Suo Figlio, Gesù Cristo, è diffusa quasi dappertutto. Fin dalle origini della storia, la maggior parte dell’umanità non ha mai mostrato, nei confronti di Dio, il rispetto dovuto. Bestemmiare non è però l’unico modo di abusare del nome di Dio. Chiunque utilizzi senza rispetto il nome di Dio, o di Cristo, nei discorsi di tutti i giorni, non conosce Dio come dovrebbe, anche se è in cuor suo convinto di rispettarlo in tutto e per tutto. In un certo senso, questo genere di persone assomigliano a Giobbe, il quale dovette riconoscere la sua limitata concezione di Dio dopo che si rese conto che a volte aveva sottovalutato Dio. Giobbe ha infatti confessato: «Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha veduto. Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere» (Giobbe 42:5). Giobbe si era finalmente reso conto di non aver conosciuto Dio così bene come aveva creduto. Molte persone che hanno sentito parlare di Dio pensano in maniera superficiale di conoscerlo e di avere un rapporto accettabile con Lui. Eppure, sono proprio le stesse persone che non hanno mai imparato veramente a rispettarlo. Queste persone sminuiscono e degradano la loro interpretazione di Iddio attraverso l’utilizzo scurrile del Suo santo nome nei propri discorsi quotidiani. Questi stessi individui ammettono involontariamente che il rispetto per Dio non è poi così importante per loro, anche se potrebbero benissimo credere che Egli esista. Non importa quanto la singola persona possa essere indifferente a questo tipo di mancanza di rispetto per Dio: il Terzo Comandamento è molto chiaro nell’affermare che Dio Stesso non considera questo peccato con leggerezza, poiché il Signore non riterrà non libero da colpe colui o colei che ha usato il Suo nome invano. Qualsiasi utilizzo scurrile del nome di Dio ci squalifica spiritualmente agli occhi Suoi. La maggior parte di noi ha infranto, almeno una volta, il rispetto per Dio. Proprio come Giobbe, abbiamo dovuto probabilmente, o dobbiamo ancora adesso, rivedere i nostri atteggiamenti nei confronti del nostro Creatore. Una volta che Giobbe riuscì a soffocare il suo atteggiamento irriverente, tornò a vedersi sotto una luce più realistica. «Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere» (Giobbe 42:6). Allo stesso modo, noi abbiamo bisogno di pentirci degli atteggiamenti che possono condurre all’irriverenza. Dobbiamo prestare attenzione a come parliamo e trattare il nome di Dio con il dovuto rispetto, pronunciarlo solo quando è indispensabile e non come se fosse un’altra creatura alla pari con noi. Gesù Cristo ci rivela Dio Padre in modo esaurienteDio Padre desiderava a tal punto che noi comprendessimo davvero che cosa Egli rappresentasse, in particolare quali fossero il Suo Essere o il Suo Carattere, che decise di inviare la Parola, Gesù Cristo, come esempio perfetto di tutto ciò che Egli appunto ancora oggi è e rappresenta. «Chi mi ha visto, ha visto anche il Padre» diceva Gesù (Giovanni 14:9). Egli è venuto nel mondo come «lo splendore della Sua gloria e l’immagine della Sua essenza» (Ebrei 1:3). Rivelandoci, tramite il Suo stesso esempio, cosa rappresenta il Padre celeste e che cosa Egli si aspetti da noi, Gesù Cristo ci ha aperto il cammino verso la vita eterna (Giovanni 17:1-3). «Ed è per questo che Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre» (Filippesi 2:9-11). Notate come Gesù rispecchiasse fedelmente la gloria di Dio. «Poiché in Lui si compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di Lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della croce d’esso; per mezzo di Lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli» (Colossesi 1:19-20). L’importanza del nome «Cristo»«Cristo» significa «Unto», lo stesso significato della parola Messiah in ebraico. Questo titolo conferisce anche il significato di «Figlio di Dio». In quanto Figlio dell’Iddio Vivente, Gesù Cristo è il nostro «Re» e «Salvatore». Solo grazie a Lui possiamo ricevere la salvezza. «E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto lo stesso cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati» (Atti 4:12). Alla luce di questa Scrittura neotestamentaria, il pregare Maria o qualche altro santo affinché interceda per noi presso Dio Padre è un esempio di come si possa usare il nome di Dio invano. Il nome di Gesù Cristo è esclusivo e fondamentale per la nostra salvezza. Ma nemmeno il pronunciarlo più volte con le labbra può bastare a rinnovare la nostra vita, se non ne comprendiamo il significato profondo. Occorre impegnarsi a cambiare vita. L’apostolo Paolo ha spiegato a Timoteo: «Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore» (II Timoteo 2:19). Tutti coloro che si pentono dei propri peccati e sono stati battezzati nel nome di Cristo ricevono il medesimo Spirito Santo e Nome del Padre e del Figlio e, nel corso della loro vita, devono maturare in se stessi il medesimo carattere di Gesù Cristo (Atti 2:38). Questo può avvenire soltanto mediante un stretto rapporto con Dio, che onori il Suo nome anziché usarlo invano. L’apostolo Paolo ha scritto: «E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signor Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di Lui» (Colossesi 3:17). In altre parole, qualunque cosa facciamo, dobbiamo farla secondo l’approvazione, l’autorità o l’autorizzazione di Gesù Cristo, “nel Suo nome”. Tuttavia, l’uso improprio o l’abuso del nome di Gesù, in qualsiasi modo che possa portare ad una certa mancanza di rispetto, al disprezzo o alla vergogna, è un peccato e viola il Terzo Comandamento. Onorare Dio con il nostro esempioQuelli che vogliono apertamente seguire Gesù Cristo si riconoscono grazie anche al fatto che tutto quello che fanno chiama in causa il nome di Dio; il loro comportamento quindi deve quindi onorare il santo nome di Dio. Diversamente lo disonorano. La Parola di Dio, la Bibbia, descrive coloro che obbediscono ai Suoi comandamenti come il «sale della terra» e «luce del mondo» (Matteo 5:13-14, 18). Questi rappresentano Dio, gli ingredienti essenziali alla sopravvivenza spirituale dell’umanità. Sono persone che portano il Suo nome in quanto «gente che rappresenta il Suo popolo speciale, cultore di buone opere» (Tito 2:14). Dobbiamo quindi onorare il Suo nome con la nostra vita. Mosè ha spiegato questo punto al popolo dell’antico Israele: «Ecco, io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come l’Eterno, l’Iddio mio, mi ha insegnato, affinché le mettiate in pratica nel paese nel quale state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica; poiché quella sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: questa grande nazione è il solo popolo savio e intelligente! Qual è infatti la gran nazione alla quale la divinità sia così vicina come l’Eterno, l’Iddio nostro, è vicino a noi, ogni volta che l’invochiamo?» (Deuteronomio 4:5-7). Mosè desiderava che la loro condotta onorasse Dio al punto tale da diffondere il rispetto per Lui presso tutte le nazioni. Esempi che disonorano DioL’antico Israele, ad ogni modo, ha fallito quando si è trattato di onorare Dio. Gli Israeliti in realtà hanno finito per portare discredito al nome di Dio ad un livello tale che Egli ha permesso ai loro nemici di sradicarli
dalla loro terra, prima imprigionandoli e poi facendoli schiavi. Una fede senza opere può onorare il nome di Dio?L’apostolo Paolo spiega che usare il nome di Dio e allo stesso tempo rifiutare di obbedire anche a uno solo dei Suoi comandi è pura ipocrisia! Rivolgendosi ad alcuni suoi compatrioti, l’apostolo ha detto: «Come mai dunque, tu che insegni agli altri
non insegni a te stesso? Tu che predichi che non si deve rubare, rubi? Tu che dici che non si deve commettere adulterio, commetti adulterio? Tu che hai in abominio gl’idoli, saccheggi i templi? Tu che meni vanto della legge, disonori Dio trasgredendo la legge? Poiché, siccome è scritto, il nome di Dio, per cagion vostra, è bestemmiato fra i Gentili…» (Romani 2:21-24). Gesù non approva la doppiezza d’animoGesù Cristo ammonì tutti quelli che praticavano la doppiezza d’animo e l’ipocrisia. «Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché nettate il di fuori del calice e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaion belli di fuori, ma
dentro son pieni di ossa di morti e di ogni immondizia. Così anche voi, di fuori apparite giusti alla gente; ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità» (Matteo 23:27-28). Come santificare il Suo nomeDio desidera molto più di un semplice movimento delle labbra. Non basta pronunciare il nome di Dio in un determinato modo e pensare che per questo si è salvati, come se la pronuncia del Suo nome fosse una parola magica. Inoltre, Dio ha più di un nome. Il nome principale è «L’ETERNO», dal tetragramma ebraico «YHWH». L’ETERNO è una traduzione intellegibile del significato originale del tetragramma ebraico. La pronuncia originale del tetragramma ebraico «YHWH» si è perduta del tutto. Ma la mia o la tua pronuncia non è importante. Ciò che più conta è il significato: «Dio è, era e sarà»! Egli è «YHWH», vale a dire: «L’ETERNO». Dio è principalmente Spirito infinito ed eterno, perfettamente giusto ed amorevole ed Egli vuole instaurare con ciascuno di noi un rapporto che provenga dal profondo del cuore. Gesù ci dice: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore reca fuori il bene; e l’uomo malvagio, dal malvagio tesoro reca fuori il male; poiché dall’abbondanza del cuore parla la sua bocca» (Luca 6:45). Dobbiamo quindi tenere a frena il linguaggio sporco e blasfemo. Ovviamente non è sufficiente evitare di
bestemmiare con la bocca. Dio vuole che noi Lo amiamo e Lo rispettiamo intimamente. La Sua santificazione incomincia nei nostri pensieri. Dobbiamo sempre ricordarci chi Egli è, e che cosa Egli rappresenta. Dobbiamo sapere ciò che Egli ci richiede ed i motivi di questa richiesta. Dovremmo ammirare la Sua saggezza, il Suo amore e la Sua giustizia. Dobbiamo avere timore del Suo potere e riconoscere che la nostra esistenza dipende dalla Sua bontà. Cosa significa nominare il nome di Dio invano?Per il catechismo significa soprattutto non nominare il nome di Dio senza rispetto e non bestemmiare. In realtà, nella sua formulazione più autentica, il comandamento biblico vieta di servirsi del nome del Signore per coprire forme di ingiustizia: dal giurare il falso alle giustificazioni dell'oppressione.
Qual è il nome di Dio invano?Si nomina il nome di Dio invano quando si bestemmia, quando si impreca con odio o di sfida contro il cielo, quando si usano contro Dio parole irriverenti e scandalose, oppure semplicemente quando si parla del Signore con leggerezza, ironia, mancanza di rispetto o inutilmente e a sproposito, senza senso, per tornaconto, ...
Cosa vuol dire il secondo comandamento?2146 Il secondo comandamento proibisce l'abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi. 2147 Le promesse fatte ad altri nel nome di Dio impegnano l'onore, la fedeltà, la veracità e l'autorità divine. Esse devono essere mantenute, per giustizia.
Che cosa dice il primo comandamento?Catechismo della Chiesa Cattolica - Il primo comandamento. « Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me.
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