Una volta, prima della riforma del Concilio Vaticano II, alla fine della Santa Messa veniva recitata la preghiera (abolita dal 26 novembre 1964), composta in latino nel 1884 dal Papa Leone XIII, a San Michele Arcangelo: «Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen». Show [San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen]. Fra il 1884 e il 1965, la Santa Sede prescrisse la recita, obbligatoria dopo ogni Messa non cantata, di alcune preghiere, all’inizio dedicate alla soluzione della Questione Romana e, dopo che questo essa fu regolata dai Patti Lateranensi, “ut afflictis Russiae filiis tranquillitatem fideique profitendae libertatem restitui sinat” (Indictam ante, Allocuzione di Papa Pio XI pronunciata nel Concistoro segreto del 30 giugno 1930). Queste preghiere sono note come Preci leonine, perché fu papa Leone XIII che, il 6 gennaio 1884, ordinò la loro recita in tutto il mondo. In quello che fu lo Stato Pontificio, esse erano già in uso fin dal 1859. Le Preci comprendono tre Ave Maria, un Salve Regina seguito da un versetto e un responsorio, e una colletta che, dal 1886, chiede la conversione dei peccatori e “la libertà e l’esaltazione della Santa Madre Chiesa”, e, ancora dal 1886 in poi, la Preghiera a San Michele. Nel 1904, Papa Pio X aggiunse tre “Cuore santissimo di Gesù. Abbi pietà di noi”, da recitare facoltativamente. L’istruzione Inter oecumenici del 26 settembre 1964 soppresse le Preci leonine. La Preghiera a San Michele nelle Preci leonine è la versione breve della Preghiera a San Michele, il cui testo completo comprende anche: «Nemici molto furbi hanno messo le loro mani empie su tutto quello che la Chiesa, sposa dell’Agnello immolato, ha di più prezioso e l’hanno saturata di amarezza. Là dove si stabilirono la Sede del beato Pietro e il Pulpito della Verità per la luce delle nazioni, là hanno posto il trono dell’abominio, della loro empietà; così che colpendo il pastore, possano disperdere il gregge. Sii dunque presente San Michele Arcangelo, capo invincibile presso il popolo di Dio, contro gli assalti delle forze spirituali del male e dà loro la vittoria! Sei tu che la Santa Chiesa venera come suo custode e padrone. Tu che la Chiesa si glorifica di avere come difensore contro le potenze criminali della terra e dell’inferno. Sei tu colui a cui il Signore ha affidato le anime dei redenti per introdurli nella felicità celeste. Scongiura il Dio della pace di schiacciare Satana affinché esso non possa più incatenare gli uomini né nuocere alla Chiesa» [1]. La visita di San Giovanni Paolo II a Monte Sant’Angelo «Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi all’ombra di questo Santuario di San Michele Arcangelo, che da quindici secoli è meta di pellegrinaggi e punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano mettersi alla sequela
di Cristo, per mezzo del quale «sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà» (Col. 1, 16). Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio Una volta, prima della riforma del Concilio Vaticano II, alla fine della Santa Messa veniva recitata una preghiera, composta in latino nel 1884 dal Papa Leone XIII, a San Michele Arcangelo. Diceva così: “Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen”. Traduzione: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen”. Papa Leone XIII compose la preghiera dopo aver avuto una visione: subito dopo aver celebrato la Messa, vide il Maligno che minacciava la Chiesa. Decise così di correre ai ripari, e dal 1886 la preghiera a San Michele, da recitare in ginocchio, divenne obbligatoria al termine delle celebrazioni e fu anche inserita nella raccolta degli esorcismi. Poi, dal 26 novembre 1964, fu abolita. Circa le circostanze che condussero Leone XII a comporre la preghiera, l’Abate Pecchenino, sulla Civiltà Cattolica, nel 1930 raccontò: “Un bel mattino, il grande Papa Leone XIII aveva celebrato la Santa Messa ed assisteva ad una Messa di ringraziamento, come sua abitudine. Improvvisamente, lo si vide alzare bruscamente la testa, e fissare intensamente qualcosa al di sopra della testa del celebrante. Egli aveva lo sguardo fisso, senza battito di ciglia ma, esprimendo un sentimento di terrore e di meraviglia, il suo volto cambiava colore ed espressione. Accadeva qualcosa di strano e di grande. Finalmente, come ritornando in se stesso, e dandosi con la mano un colpo leggero ma energico, si alzò. Lo si vide recarsi nel suo studio personale… I suoi familiari lo seguirono, impressionati ed ansiosi. Gli chiedevano premurosamente: ‘Santo Padre, non vi sentite bene? Avete bisogno di qualcosa?’. ‘Nulla, nulla’, rispose, e si rinchiuse. In capo ad una mezz’ora, egli fece chiamare il Segretario della Congregazione dei Riti e, tendendogli un foglio, gli disse di farla stampare e di farla pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Che conteneva? La preghiera che noi recitiamo alla fine della Messa con il popolo, e che comporta la supplica a Maria e l’ardente invocazione al Principe della Milizia celeste, implorando Dio di precipitare Satana nell’Inferno”. Il suo Segretario Particolare, Monsignor Rinaldo Angeli, riferì che la visione lasciò Leone XIII pieno di orrore. Il Papa aveva visto schiere di demoni trionfanti riunirsi al di sopra di Roma, come un gregge di corvi, e prendere d’assalto la città. Nel 1994 San Giovanni Paolo II, a proposito della preghiera di Leone XIII, disse: “Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della Celebrazione Eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”. Quella citata sopra è la versione breve della preghiera, il cui testo completo comprende anche questa parte: “Nemici molto furbi hanno messo le loro mani empie su tutto quello che la Chiesa, sposa dell’Agnello immolato, ha di più prezioso e l’hanno saturata di amarezza. Là dove si stabilirono la Sede del beato Pietro e il Pulpito della Verità per la luce delle nazioni, là hanno posto il trono dell’abominio, della loro empietà; così che colpendo il pastore, possano disperdere il gregge. Sii dunque presente San Michele Arcangelo, capo invincibile presso il popolo di Dio, contro gli assalti delle forze spirituali del male e dà loro la vittoria! Sei tu che la Santa Chiesa venera come suo custode e padrone. Tu che la Chiesa si glorifica di avere come difensore contro le potenze criminali della terra e dell’inferno. Sei tu colui a cui il Signore ha affidato le anime dei redenti per introdurli nella felicità celeste. Scongiura il Dio della pace di schiacciare Satana affinché esso non possa più incatenare gli uomini né nuocere alla Chiesa”. Sessantacinque anni prima di Papa Leone XIII, la mistica tedesca Anna Caterina Emmerick (1774-1824) ebbe una visione nella quale la Chiesa veniva salvata da tremende prove grazie all’aiuto dell’Arcangelo Michele: “Di nuovo vidi San Pietro con l’alta cupola. San Michele stava su di essa con una veste luminosa di rosso sangue e con una grande bandiera da guerra in mano. In terra si svolgevano tanti combattimenti. Verdi e blu lottavano contro bianchi (cristiani) e questi bianchi, che avevano al di sopra di essi una spada rossa di fuoco, sembravano soccombere. La Chiesa era di color rosso sangue come l’angelo e qualcuno mi disse: ‘Ella viene lavata nel sangue’. Più durava il combattimento, più scompariva il colore del sangue della Chiesa che diventava sempre più trasparente. L’Arcangelo Michele però scese e si unì ai bianchi. Essi furono dotati di meraviglioso coraggio e non ne sapevano il motivo. Michele percuoteva i nemici e quelli scappavano in tutte le direzioni”. Oggi, 29 settembre 2019, nel giorno dedicato a Michele, Gabriele e Raffaele, il Papa non ha ricordato i tre arcangeli. Durante la Messa (celebrata in una piazza San Pietro mezza vuota) Francesco ha invece parlato dei migranti, perché questa è stata la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, e poi ha “inaugurato” (come ha detto lui stesso all’Angelus) una scultura in bronzo e argilla che raffigura un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici. [1] La versione integrale della Preghiera a San Michele secondo Papa Leone XIII Gloriosissimo Principe degli eserciti celesti, San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento e nella lotta che conduciamo “contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle
regioni celesti” (Ef 6, 12). Vieni ad aiutare gli uomini che Dio ha creato incorruttibili, fatti a Sua immagine e somiglianza, (Sp 2,23) e ricomprati a prezzo così caro della tirannia del diavolo (1 Cor 6, 20). Combatti oggi, con l’armata degli angeli beati, le battaglie del Signore come hai combattuto una volta il capo dell’orgoglio, Lucifero, e i suoi angeli ribelli; [affinché essi] “non prevalsero e non ci fosse più posto per loro in Cielo”. Fu precipitato questo “grande drago, l’antico
serpente, colui che chiamiamo il diavolo e Satana, colui che sconvolge il mondo intero: fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli” (Ap 12, 8-9). Ecco la Croce del Signore! Fuggite forze nemiche! Mons. Viganò invita vescovi e sacerdoti a recitare Sabato Santo l’Esorcismo di Papa Leone XIII – 9 aprile 2020 Foto di
copertina: San Michele Arcangelo Voivoda, icona russa della Scuola di Mosca, Inizio XIX sec., 37,5 x 34,2 cm. Come invocare l'Arcangelo Michele?Senti di essere circondato da un amorevole cerchio dorato di luce. Chiama l'Arcangelo Michele accanto a te. Potresti dire per esempio, "Arcangelo Michele lavora con me oggi" o "Arcangelo Michele per favore sii al mio fianco." Visualizza l'Arcangelo Michele.
Come si manifesta l'Arcangelo Michele?È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. È il comandante dell'esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo, che vengono precipitati a terra.
Come pregare San Michele?Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati da Dio e riscattati con il Sangue di Cristo Gesù, suo Figlio, dalla tirannia del demonio.
Come pregare gli arcangeli?Gli Arcangeli suggeriscono di recitare le invocazioni al mattino e alla sera e invitano a ripeterle ogni qualvolta se ne avverta il bisogno nel caso di un momento particolarmente difficile della nostra vita.
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