Modello lettera di dimissioni da socio lions

Una riflessione….d’inverno.

Carissimi amici, mettetevi comodi perché prevedo che questa mia lettera- riflessione sarà un po’ lunghetta.
Dunque: dovete sapere che quest’anno, sotto l’albero di Natale, qualcuno dei miei figli mi ha fatto trovare un DVD contenente tutti gli sketch della Smorfia, quel famoso trio napoletano composto da Lello Arena, Enzo Decaro e dallo scomparso Massimo Troisi. Dopo più di un mese ho incominciato a riprodurlo e a gustarmi per l’ennesima volta quella inimitabile recitazione cabarettistica del trio e, quando sono arrivato allo sketch dell’annunciazione che vede un inattendibile arcangelo Gabriele tentare di comunicare ad una donna, sepolta da un immenso camicione e che non era Maria, la notizia che stava per essere raggiunta dallo Spirito Santo per concepire il Salvatore, e lo faceva strombettando, battendo i piedi e urlando “annunciazione, annunciazione”, giunto a quel punto, dicevo, per una inconsapevole assonanza di rime mi è tornato alla mente l’incitamento che dalla passata estate ci viene rivolto dalle pagine della stampa lionistica: “Innovazione, Innovazione, Innovazione”.
Mi sono allora ricordato che proprio dalla scorsa estate stavo diligentemente raccogliendo tutte le notizie sull’argomento, dai due resoconti dei Forum del 9 giugno e del 19 ottobre in poi, fino alle riviste The Lion e Lionismo, ripromettendomi di rileggerle con maggiore attenzione. Cosicché, rimandato a tempi migliori il proseguimento della visione della Smorfia, ho recuperato la stampa lionistica accantonata e mi sono immerso nella sua lettura, accompagnandola, a mo’ di appunti, con alcune riflessioni alle quali adesso spero di dare una forma scritta accettabile e consequenziale.
Innanzi tutto una premessa: le citazioni virgolettate di frasi e numeri sono tratte direttamente e fedelmente dai documenti da me consultati.
L’idea di dedicare un Forum alla esigenza di modificare alcune cose che non vanno nel Lionismo attuale nasce dal “disperato appello” che è stato colto da alcune note personalità nel corso di riunioni distrettuali, avallato anche dalla necessità di un “rafforzamento dello spirito di volontariato nel maggior numero dei soci”, così come espresso dal PDG Farci, il quale asseriva che “…se dei 4.000 lions del distretto solamente 400 o anche 200 fossero veramente dei volontari nel senso proprio della parola, noi saremmo in grado di cambiare il mondo”.
E questo è, secondo me, il vero cuore del problema: siamo dei veri volontari? E poi: il Lionismo, così come è oggi organizzato e funziona, consente a chi si offre di partecipare a questo impegno opportunità e mezzi per poterlo fare? Cominciamo da questa seconda considerazione, proposta in tempi recenti da un PDG ai lions con apposito questionario e alla quale viene data una risposta agghiacciante: “Il modo di fare Lionismo è soddisfacente? Il 60% ha risposto no. Senti la necessità di rinnovarci? L’87% ha risposto si. La nostra associazione è complessa e appesantita? La giudica così il 71%. Non credi che dovremmo rivolgerci verso uno o pochi obiettivi precisi con una azione unica e coordinata? L’82% ha risposto si”. Ci si potrebbe fermare qui e chiudere baracca e burattini, anche perché sembra serpeggiare, in alcune persone che fanno opinione, la tendenza ad attribuire ai lions medesimi la responsabilità di questo grigiore, in quanto invece di privilegiare l’impegno civico, “Oggi…troppo spesso (essi lions) prediligono quello umanitario, certamente più semplice e meno faticoso, ma che non dà motivazioni e gratificazioni sufficienti”.
A parte il fatto che personalmente non scorgo nulla di dequalificante nell’impegno umanitario che, guarda caso, viene elogiato a lettere d’oro sulla targa che accompagna il conferimento del prestigioso titolo onorifico del “Melvin Jones Fellow : “For dedicated humanitarian services”; a parte il fatto che viene auspicato che divenga, assieme a quello civico, “il più proficuo possibile ed aderente alle attuali problematiche della vita civile”, proprio nella mozione finale approvata al Congresso di Autunno di Rieti dedicato alla “Innovazione”. Ma non ci sarebbe invece da chiedersi che se ciò accade la responsabilità non è da attribuirsi ai clubs, bensì a chi incontra difficoltà a trasferire nei clubs proposte e suggerimenti che scaturiscono da riunioni come, ad esempio, il Forum o altri incontri di studio? E’ stata questa la domanda che si è posto un partecipante al Forum, seguita da un’altra, identica, sempre di altro partecipante: ma ce lo siamo chiesto il perché? Rispondo io con un’altra domanda: Ma non è perché il messaggio che viene lanciato pecca di cripticità, di inadeguatezza, di fumosità, di autoreferenzialità? Oppure perché si scontra con “…quella che è la qualità della nostra associazione, che ovviamente deriva dalla qualità delle persone che ne fanno parte”? Continuando: “…non possiamo nascondere che la debolezza della nostra associazione deriva dal fatto che su 50.000 soci quelli realmente coinvolti saranno il 5%, il 10% e questo non lo possiamo disconoscere.”
Attenzione: stiamo sfiorando la prima considerazione, per il momento accantonata: siamo dei veri volontari? E la sfiora anche un altro partecipante al Forum il quale, citando la “formazione”, impietosamente afferma: “ La formazione a mio parere si prefigge scopi impossibili a raggiungersi”. E poco più avanti, sempre in tema: “…un grande avvocato, un professore universitario, lo vogliamo formare: a me vien da ridere, scusate, ma che cosa vuoi formare?”. E si augura che venga privilegiata l’informazione, dalla quale potrebbe derivare anche la formazione. Aggiungo io, immodestamente: invece di sforzarsi a cercare “di interiorizzare i nostri Scopi”, non ci dedicassimo a verificare se nei lions, e in me per primo, si sia presa coscienza e interiorizzato quanto affermato nel Codice dell’ Etica Lionistica. A me piace citarmi: e allora andiamo a pag. 26 del nostro libro sul 40nnale del Club Aurelium dove possiamo leggere che …”la loro realizzazione (degli Scopi) è strettamente collegata ad una premessa che ne costituisce la “conditio sine qua non” e cioè la presenza di persone dotate di sentimenti altruistici e di disponibilità”. Se ciò accadesse, allora verrebbe meno buona parte di tutte le recriminazioni che hanno trovato spazio nei lavori del Forum anche se, purtroppo, soltanto come riferite e non affrontate con lo scopo di rimediarvi: “…sugli organigrammi, che si ritengono troppo pletorici, …un’assegnazione degli incarichi a lions preparati, di incentivare l’impegno civile ed essere severi e attenti osservatori della società,…più dibattito nei congressi e più snelli i congressi stessi,…no a sperpero di denaro,…raggiungere un solo obiettivo importante piuttosto che una miriade di interventi sconclusionati…”.
A tutta questa serie di lamentele riferite che, a dire dei partecipanti al Forum, salgono dalla base e non contraddette, nel prosieguo dei lavori viene risposto proponendo ancora una volta tavole rotonde, incontri interdistrettuali, “…seminari destinati dai clubs ai nuovi soci…”. Ma mi chiedo: cosa si vuole insegnare ad un nuovo lion, chiunque esso sia nel mondo della produzione, un professore, un magistrato, un commerciante? L’organigramma dell’associazione dalla Sede centrale in giù? Le procedure amministrative o contabili? Il cerimoniale? A cosa serve il Distretto e il Multidistretto? I nuovi soci devono entrare nel club soltanto se “motivati e speranzosi”, ma non di dare la scalata alle cariche, interne o esterne che siano, bensì motivati e speranzosi di realizzare nel concreto il proprio afflato di volontariato e di adesione agli Scopi del Lionismo. Altrimenti è meglio lasciarli a casa! Anche perché è stato detto che una attività finalizzata a differenti obiettivi “E’ stata fatta nell’ambito del MERL, però i soci nuovi non sono venuti.”
Ancora una domanda: si è mai pensato che chi si affaccia per la prima volta all’interno dei nostri clubs possa rimanere alquanto perplesso di fronte a “…certe cerimonialità che ci danneggiano…”, invece di “…concentrare la comunicazione sulle cose utili e belle che facciamo.”? Perché, riconosciamolo, è proprio dall’eccesso di cerimoniale, di protocollo, di autoreferenzialità su cui vivono da decenni i “soliti noti” che molte volte ci sentiamo infastiditi. “Se ci fosse meno cerimoniale, se ci fosse meno protocollo e privilegiassimo invece la comunicazione delle nostre realizzazioni non avremmo fatto un grande passo in avanti?”…”Eliminiamo il numero delle sovrastrutture formali che sono quelle che danneggiano.” …”I distretti funzionano? Io ho qualche perplessità. E poi c’è che l’America si è resa conto che il MERL sta facendo acqua.” Parole sante! E allora passiamo dalle parole ai fatti! Occorre uscire fuori e coinvolgere il mondo che ci circonda e nel quale tutti i Lions sono o sono stati operativi: economia, giustizia, politica, sanità e così via. Cominciamo a fare politica, vivendo la vita della polis, prendendo coscienza delle necessità della società che ci circonda e nella quale viviamo, talvolta anche in maniera disattenta. E sul MERL vi è da notare che da un partecipante ai lavori del II Forum è stata sollevata qualche perplessità sulla regolarità della designazione del coordinatore. Perplessità elegantemente accantonata ed ignorata.
E adesso un intervento, sempre al II Forum del 19 ottobre 2008: “Nel mio distretto abbiamo promosso un colloquio serrato con le autorità amministrative e politiche locali proprio nell’ottica dell’interpretazione del nostro codice che parla di politica, cioè il governo delle polis”. Bella scoperta! Il nostro club il 18 maggio del 2002 sottoscriveva una Carta di Gemellaggio con il XVIII Municipio di Roma e personalmente, e per esclusiva mia disinformazione, ignoro quanti altri club in Italia abbiano seguito la stessa strada.
Ma torniamo al tema delle sovrastrutture che poco sopra hanno ricevuto un giudizio non molto lusinghiero. E talvolta se lo vanno proprio a cercare, entrando in conflitto tra di loro su argomenti di fondamentale importanza per la vita dei clubs. Un esempio. Negli editoriali dei numeri di novembre 2008 e gennaio 2009 di The Lion si prendono di mira quelle “…migliaia di club che, con l’attenuante dell’autonomia, agiscono sparpagliati e sviluppano un lionismo ancorato solo ed esclusivamente al territorio.” Così facendo utilizzerebbero solo una parte della loro potenzialità, mentre invece “…potrebbero (o dovrebbero?) adottare i nostri, limitando quelli elargiti a pioggia sul territorio.” E si auspica l’organizzazione di incontri dove gli ospiti “…avrebbero la possibilità, finalmente, di conoscere e apprezzare le nostre iniziative e, quindi, di diventare nostri sponsor.” Sic!. A parte l’inciso “o dovrebbero?” di sapore vagamente intimidatorio, e non dico altro; a parte che mi piacerebbe conoscere quali sono o sono stati i services locali, nazionali, internazionali, biennali, permanenti (“Ne abbiamo di tutti i gusti”), che hanno ricevuto, oltre al patrocinio, anche la promozione iniziale del Multidistretto, come la mettiamo adesso con il punto n°3 della Mozione di Rieti che recita così: “ I club, singoli od associati, realizzano progetti propri, autonomi, particolarmente rivolti ai problemi del territorio.”? E con il successivo punto n°9 dove si può leggere tra gli orientamenti “…i Service Nazionali permanenti vengano eliminati e i pluriennali regolamentati in quanto fattore limitativo per la crescita della libera iniziativa del club, salvo i Service deliberati dalla Sede Centrale.”? Che poi, in definitiva sono, questi ultimi, gli unici sui quali il Multidistretto si è sempre applicato, perché gli sono stati scodellati caldi caldi. E non lo affermo soltanto io ed ora: nel numero 42 del 2006 di The Lion, un lion verace si rivolgeva una domanda: “…come certificare il livello della nostra azione? (Si parlava di service distrettuali e multidistrettuali - n.d.r.) …Per la risposta mi avvio a leggere l’elenco dei tanti services varati annualmente dal Multidistretto per verificarne il dinamismo della loro attuazione. Ma…per evitare delusioni…rinuncio.” Questa dolorosa constatazione non ha avuto l’onore di una risposta, neppure redazionale!
In un sussulto di encomiabile sincerità, nel corso del II Forum si sono potute registrare affermazioni del massimo interesse, come i “service permanenti…” sono ”…una illegalità estrema. Nessuno può pretendere di avere un service permanente ed obbligare al pagamento di una quota per essi,”….”Così facendo, tarpiamo le ali alle iniziative, alla creatività dei club.”, ai quali occorre invece “…dare vitalità…” in quanto …”cellula fondamentale della nostra associazione.”
Una bottarella critica è arrivata anche addosso alle nostre manifestazioni che “…dovrebbero essere razionalizzate diventando sempre meno delle passerelle per i personaggi di turno e sempre più luoghi di partecipazione e di discussione…” . “Quando vai a rileggere i congressi di casa mia degli ultimi anni e non trovi un argomento di discussione del congresso, ma trovi soltanto una passerella e basta, a questo punto hai capito che siamo arrivati a zero.” E giù altri interventi di questo tenore, peraltro condiviso, almeno a parole.
Però, carissimi amici, mentre mi accingo a dare una conclusione a questa mia lunga riflessione, la mia attenzione viene attirata da un punto della mozione finale del Congresso di Rieti che ho a portata di mano, e precisamente dal punto n°5, laddove si legge “I Club e le altre Strutture Associative rinunciano a partecipare, in ruoli subordinati, ad attività di servizio ideate e gestite da altre pur benemerite Organizzazioni.” Come debbo interpretare questo orientamento? E’ posta in discussione, sia pure a cose fatte, anche la recente partecipazione alla campagna Telethon? L’articolo scritto dal Presidente del Consiglio dei Governatori, pubblicato sul numero di gennaio 2009 di The Lion e dedicato alla manifestazione, anche se all’inizio lascia trasparire una certa amarezza e irritazione per l’atteggiamento delle “cassandre o dei catoni di turno, usi per natura a tranciare anche apoditticamente giudizi, critiche e previsioni infauste…”, si chiude con l’auspicio “…che la nostra opera di affiancamento e raccordo deve continuare per tutto l’anno (e mi auguro negli anni successivi)…”. A questo punto mi sorge spontanea una domanda: fra tutte le altre benemerite Organizzazioni, alle quali la mozione di Rieti oppone un rifiuto alla collaborazione, la Fondazione Telethon a quale gradino si colloca nella scala delle benemerenze? Spero il più in alto possibile, perché l’iniziativa ha avuto successo. Anche dal punto di vista economico, con la nostra donazione di ben 600 mila euro, somma alla quale è stato dato consistente impulso iniziale con l’acquisto “spintaneo” da parte dei Lions italiani di decine di migliaia di sciarpe. E poi alla campagna Telethon sono particolarmente affezionato. Conservo ancora, riversata su DVD, l’intervista a Peppino Taranto del giornalista della RAI Fazzuoli l’8 dicembre 1990 presso la Fondazione Valentino di Piazza di Spagna, rilasciata in occasione della prima raccolta alla quale parteciparono i clubs di Roma, sollecitati dall’allora Governatore Aldo Villani e coordinati dallo scrivente, Presidente di Circoscrizione (alias, a quel tempo, Vice Governatore, almeno di nome!).
Comunque, reputo utile dare uno sguardo complessivo alla più volte citata mozione, pubblicata a pag.8 del n° 3 di “Lionismo”, anche perché a breve si dovrebbe tenere, auspicata dal nostro Delegato di Zona Giorgio Dori, una riunione del nostro club finalizzata proprio all’esame e alla discussione del documento stesso, che sembra debba essere il tema dominante del prossimo Congresso di Primavera.
D’accordo, e non potrebbe essere altrimenti, sui punti n°1 e n°3. Sarebbe ora che gli Organigrammi si riducessero drasticamente: ora come ora prevedono anche diverse centinaia di nominativi. E poi per fare cosa?
Il punto n°2 mi resta un po’ fumoso. Anche il n°4 sembra essere di facile affermazione ma di difficile realizzazione. Di sicuro mi auguro di tutto cuore che abbia successo.
Sul n°5 mi sono espresso poco prima.
D’accordissimo sui punti n°7 e n°8: quest’ultimo riprende, in chiave distrettuale, quanto affermato al precedente punto n°4 e riferito ai clubs. Anche sul punto n°9 ho avuto modo di dire la mia.
Cosa si voglia dire ed ottenere in concreto con l’orientamento n°10 non riesco a capirlo. E infine anche il punto n°11 mi trova pienamente d’accordo e riprende, questa volta estendendolo a livello nazionale, quanto auspicato in sede locale per i clubs e il Distretto.
Mentre sul punto n°6 mi riservo di soffermarmi in sede di chiusura di questa lettera, come prima conclusione posso affermare di condividere gli “Orientamenti” proposti dal Congresso di Rieti, dei quali alcuni, e precisamente tutti quelli di competenza dei Clubs, già da anni il nostro club aveva preso coscienza ed aveva applicato (vedi punto n°3: service legati al territorio, punto n°4: presenza nei meeting di Enti ed Istituzioni pubbliche e private; punto n°5: non devolvere somme ad altre organizzazioni).
Concordo anche nel dare più contenuti alla nostra azione, continuando ad alleggerirla da eccessi di protocollo, di autoreferenzialità e di cerimoniale (il nostro club non ha mai sostituito il meraviglioso cerimoniale di 10 paginette di Manucci - Bramerini, ed. 1999, con l’elefantiaco e complicatissimo cerimoniale edito dal Distretto in questi anni). Ma non rinuncerei alla nostra “forma” e al nostro “stile” (compreso lo smoking), quello che ormai distingue il Lionismo Italiano da quello Americano o di altri Paesi, che gli italiani hanno imparato a conoscere, pur se talvolta lo hanno criticato anche per invidia. Ed è quello che ci rende differenti dalla miriade di altre associazioni con fini analoghi, nate negli ultimi anni.
Sono sicuro che la crisi del Lionismo di oggi non sia da ricercare in questo; piuttosto, in maniera minimale, in quegli “Orientamenti” che riguardano le strutture al di sopra dei clubs, rispettando i quali esse strutture hanno il maggior lavoro da svolgere; ma, soprattutto, nell’ingente spreco di risorse da queste strutture operato e che, oltre a non aver permesso ai clubs di effettuare un maggior numero di services o services di maggiore impatto (nostra unica missione), hanno generato e continuano a generare sconcerto e disaffezione al nostro interno (questa causa di dimissioni dei soci non è mai stata considerata!). Se notizie di questo genere uscissero all’esterno, procurerebbero certamente un certo imbarazzo alla nostra Associazione.
Pertanto, anche se attraverso un percorso a slalom tra i vari argomenti affrontati e le variegate opinioni espresse dai partecipanti ai due Forum e al Congresso di Rieti, non sempre coincidenti e propositive, mi sembra che il documento conclusivo debba essere bene accolto come esposizione di alcune buone intenzioni che, mi auguro, non vadano poi alla fine ad incrementare la pavimentazione dell’Inferno. Personalmente, tuttavia, proprio con riferimento all’andamento dei lavori e agli argomenti trattati, mi sarei aspettato qualcosa di più audace, di più innovativo, specialmente sul piano organizzativo. E’ mancata, infatti, una riflessione più stretta, concreta e pressante su alcune strutture oggi esistenti che hanno dimostrato nel tempo scarsa efficienza e/o poca utilità, anche alla luce dell’evoluzione tecnologica odierna. Intendo riferirmi, ad esempio, al Multidistretto.
Non previsto dal Regolamento internazionale come organismo primario (v. art.II, sezione 1 e 3), il Multidistretto poteva anche non essere realizzato. Ma una volta istituito, ci si aspettava che conseguisse gli scopi per il quale era nato e che sono elencati nel relativo Statuto oggi vigente all’art. 3. Bene: andiamoli a leggere e una volta letti vi espongo la mia esperienza personale. Sono ormai trentanni che appartengo al “prestigioso” Aurelium, nel quale ho ricoperto tutte le cariche, alcune anche più di una volta; nel Distretto ho avuto gli incarichi di Delegato di Zona, di Presidente di Circoscrizione e di Segretario Distrettuale. Orbene, in tutti questi anni ed espletando le varie funzioni, non ho mai percepito sul collo l’alito gradevole e alle spalle la presenza benefica di quella struttura. Anzi, talvolta mi sono anche un po’ incavolato, oltre che per la denunciata (e non solo da me) assenza propositiva, anche per la quantomeno strana utilizzazione dei fondi (che non sono pochi!) che annualmente gli vengono messi a disposizione. Ad esempio: per l’esercizio 2006-2007 oltre 540mila euro, come entrate ordinarie e contributi internazionali. E di questi, ben 95mila, quasi il 18%, vengono assorbiti dal Consiglio dei Governatori. Soltanto per l’attività del Presidente, vengono impegnati oltre 33mila euro, poco più di 41mila dollari. Notizia di fonte RAI TG2 di pochi giorni orsono: la stessa voce riferita al Presidente Obama parla di 50mila dollari!
Nel marzo del 2006 indirizzai una lettera al Direttore della rivista “Lionismo” con la quale lamentavo lo scarso finanziamento dedicato, nel bilancio multidistrettuale del 2004-2005, alla voce “Comunicazione immagine”: solo 7mila euro. Sembra che le cose siano cambiate, visto che nell’esercizio 2006-2007 la voce ha visto un finanziamento di ben circa 33mila euro. A questo punto mi sia permesso di esprimere la mia piena soddisfazione per l’impegno assunto. Contemporaneamente, però, anche di essere un po’ curioso: cosa è accaduto di tanto stravolgente in appena due anni da giustificare una lievitazione della voce di oltre il 450% ?
Ma proprio per la indeterminatezza e la generica proposizione dei suoi scopi e il loro più volte denunciato mancato conseguimento, sommati alla possibilità che la Sede centrale ha di allacciare direttamente e in tempo reale tutte le relazione possibili e necessarie con i distretti e i clubs in qualsiasi parte del mondo lionistico, mi spingono a pensare seriamente che potremmo fare tranquillamente a meno del Multidistretto. E poi in questi tempi così grami, un po’ di risparmio sarebbe necessario e ci farebbe bene!
E poi, convinto della mia appartenenza laziale (lionisticamente parlando!), a me il Multidistretto mi sta pure antipatico, perché nel tempo ha assunto una fisionomia e una
conformazione decisamente nordiste. Infatti, carissimi amici, prestate attenzione a questi dati, ricavati dall’ultimo annuario 2008-2009.
Nel Nord sono presenti 24.870 lions, associati in 614 clubs, raggruppati in 11 Distretti; nel Centro-Sud, isole comprese, vi sono 25.333 lions, 643 clubs e 6 Distretti. Ergo: nel Consiglio dei Governatori siedono i rappresentanti dei Distretti nella proporzione di quasi 2 a 1 a favore del Nord, anche se in questa parte della Penisola non vi è maggioranza né di lions né di clubs! E ancora una chicca: nei 34 anni di vita del Consiglio dei Governatori, dal 1974 ad oggi, hanno rivestito la carica di Presidente 22 Governatori del Nord e ben (!) 12 del Centro-Sud. Una prevaricazione bella e buona!
Ribadisco: il Multidistretto mi sta antipatico!
Rimando a tempi migliori e alla prossima occasione una riflessione anche sul nostro Distretto, anche perché mi accingo, per ora, a formulare atto di fede (e di speranza!) negli orientamenti contenuti nella mozione di Rieti, che costituiscono un impegno formale sia per il Governatore in carica che per i suoi successori. La speranza non dovrebbe essere disattesa, se quanto affermato dagli illustri partecipanti ai lavori sulla “Innovazione” rispondeva ad una effettiva presa di coscienza e ad una valida sincerità di intenti.
Carissimi amici, con vostro grande sollievo mi avvio alla conclusione di questa mia lettera che, come vi avevo premesso e minacciato, è risultata un po’ troppo lunga. E lo faccio con una riflessione sul punto n°6 della Mozione di Rieti e con un ricordo personalissimo, che vi prego caldamente di scusarmi.
Al citato punto n°6 della Mozione di Rieti, la prima riga auspica “Una più attenta selezione dei nuovi soci è alla base della nostra crescita associativa.” Ben detto. Da sempre è stato un mio argomento preferito, più volte espresso sia verbalmente che per iscritto, anche in questa mia lettera: chi si avvicina al mondo lionistico deve dimostrare preventivamente di essere animato da quei principi codificati nell’Etica lionistica, senza i quali il percorso tracciato dagli Scopi rischia di diventare altra cosa o addirittura pura utopia. E la nostra Associazione ha l’ineludibile dovere di venire incontro all’anelito di bene agire manifestato da chi ad essa si rivolge: lo dice a chiare lettere la Missione dei Lions, quando afferma “Permettere a volontari di servire le loro comunità, soddisfare i bisogni umanitari, favorire la pace…”. E’ stato sempre rispettato questo dovere da chi di dovere? Scusate il bisticcio.
Ma questa esortazione, secondo me, significa anche altro, ancora e di più, nell’orizzonte della società. Guardiamoci intorno, carissimi amici. Molte volte frequentiamo nel quotidiano persone, amiche o meno, che esprimono con parole, fatti e atteggiamenti questo desiderio: non perdiamo l’occasione che ci viene offerta di attrarle verso di noi e farle partecipi delle nostre iniziative. E se ci riusciamo, conta poco che venga o no formalizzata una appartenenza alla nostra associazione: sarà sempre una persona che ha fatto e farà volontariato a favore della società.
Nel pomeriggio del 22 febbraio della scorso anno, appena giunto a Belluno da Roma dopo un viaggio di molte ore e reduce da un intervento operatorio subìto appena quarantotto ore prima, ho potuto raccogliere l’ultimo respiro di una persona che avevo conosciuto il 21 aprile del 1960, alla quale mi ero sentito immediatamente legato da profonda amicizia, sentimento che, stranamente, era divenuto più forte anche dopo che, alla fine del 1966, avevo lasciato il capoluogo veneto per tornare a Roma. Era una persona incredibile dal punto di vista della sua cultura, che spaziava dalla musica (era stato violoncellista alla “Fenice” di Venezia) alla pittura, dalla fotografia alla filosofia (dopo il suo pensionamento, all’età di quasi sessantanni, si era iscritto all’Università Salesiana e aveva conseguito la laurea in teologia), della sua disponibilità, della sua curiosità verso tutto e tutti. Ma, per quanto mi riguarda, un amico vero e un vero lion, anche se aveva sempre rifiutato l’ingresso in uno dei club bellunesi, malgrado le mie
sollecitazioni e quelle degli amici lion, anche Presidenti di Club, che avevo occasione di avvicinare nel corso dei miei frequenti viaggi a Belluno. Aveva sempre rifiutato perché, nella sua modestia, riteneva di non essere all’altezza di quanto a lui sarebbe stato richiesto. Santa ingenuità, visti i tempi che stiamo attraversando!
La mattina del 24 febbraio, prima di ripartire per Roma, sono andato a salutarlo per l’ultima volta, prima che una tavola di legno lo togliesse definitivamente alla vista mia e dei suoi cari. Gli ho sfiorato la fronte, mi sono sfilato dalla mia giacca il distintivo del Melvin Jones e l’ho appuntato sul suo petto, accanto a quello verde di vecchio alpino e mi sono augurato che il nostro impegno nel sociale potesse raggiungere, almeno idealmente, quelle vette che tangibilmente il caro amico Rinaldo aveva toccato.
Carissimi amici, vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto con affetto.

Enzo Maggi

Roma, 13 febbraio 2009

all’indomani dell’arrivo del numero di gennaio-febbraio di “Lionismo”, sul quale veniva pubblicata la mozione finale del Congresso di Rieti contenente le linee del processo sulla Innovazione ( gli undici Orientamenti), mi è sembrato opportuno, soprattutto per me, dedicare un po’ del mio tempo ad una riflessione sull’argomento che, fin dalla scorsa estate, stavo seguendo con attenzione e curiosità. E’ nata così, il 13 febbraio, la mia lettera-riflessione inviata, in forma aperta, a tutti i Soci del Club Aurelium e che oggi, all’indomani di una proficua riunione del Club stesso promossa dal Delegato di Zona Giorgio Dori, Ti spedisco. Anche perché i convenuti si sono mostrati ampiamente favorevoli a quanto deliberato dall’assise congressuale, scorgendo negli auspici formulati buona parte degli atteggiamenti finora posti in essere dall’Aurelium, in special modo per ciò che attiene ai services e alla presenza sul territorio.
Le conclusioni dell’incontro con il D.Z. Dori, previsto molto tempo prima della stesura della mia lettera e, quindi, assolutamente ininfluente per i lavori, mi hanno, in definitiva, confortato nell’esposizione delle mie idee, specialmente se riferite ai primi otto punti della mozione. I successivi tre, ovviamente più sfumati nella loro proposizione, restano commentati secondo il mio personale convincimento, che riaffermo ancora una volta. Ed è per questo motivo che mi permetto di spedirTi la mia riflessione che, come potrai constatare, non è priva di qualche spunto di vis polemica, peraltro attenuata da un inizio un po’ scherzoso e da una chiusura tutta intimistica, ma assolutamente vera e vissuta.
Attendo, se vorrai, di leggerTi, anche ricorrendo, se necessario, a confutazioni. Platone affermava che la confutazione è la più grande e la più potente delle purificazioni.
Ti saluto con affetto e stima.
(Enzo Maggi)

Come scrivere una lettera di dimissioni da un Associazione di volontariato?

dopo attenta riflessione, con la presente, rassegno le mie dimissioni irrevocabili dall'incarico di __________ di codesta Associazione, così come previsto dall'art. ____ del nostro statuto. Ringrazio i Soci che mi hanno permesso di ricoprire questo ruolo, Colgo l'occasione per porgervi i miei più cordiali saluti.

Come dimettersi da socio di un'Associazione?

La domanda di dimissione La prima cosa da fare è inviare la domanda di dimissioni in forma scritta tramite lettera raccomandata con ricevuta di ritorno al presidente dell'associazione o al consiglio direttivo stesso. Nella lettera sarà opportuno chiedere che si provveda all'elezione di un nuovo consigliere.

Come scrivere una lettera di dimissioni da una società?

Come scrivere una lettera di dimissioni volontarie.
Il nome, il cognome ed i recapiti del lavoratore..
I riferimenti del datore di lavoro..
La volontà espressa di recedere dal rapporto lavorativo..
La data di decorrenza delle dimissioni..
La data ultima di presenza in azienda..

Come si esce da una Associazione?

L'associato può sempre recedere dall'associazione se non ha assunto l'obbligo di farne parte per un tempo determinato. La dichiarazione di recesso deve essere comunicata per iscritto agli amministratori e ha effetto con lo scadere dell'anno in corso, purché sia fatta almeno tre mesi prima [2285].