Come si fa la potatura delle viti

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Quanta fatica nell’orto, vero? Ogni pianta ha bisogno di attenzioni, di coccole, ma quando arriva il momento di raccogliere i frutti c’è solo da festeggiare. A patto che le cure siano state efficaci: questa è la condizione essenziale per ottenere buoni risultati.

Questo vale nella vita quotidiana, ma anche nella cura del tuo orto privato. Prendi ad esempio le viti: se hai la fortuna di avere una vigna sai bene quanta attenzione devi dare ai filari, ai grappoli, agli arbusti. E sai bene che ci sono dei cicli da rispettare: c’è un tempo per piantare, uno per concimare e un altro per potare.

Esatto. Per crescere meglio le viti devono essere potate, devono abbandonare i rami secchi che impediscono a quelli nuovi di crescere e far sbocciare nuovi frutti. Frutti migliori.

Ovviamente non basta tagliare qualche ramo per potare bene una vite. La potatura è un’arte raffinata, per questo oggi abbiamo deciso di dedicare un piccolo spazio per raccontare come, quando e perché potare le viti.

Perché si pota?

Iniziamo proprio con quest’ultimo punto, in parte già affrontato. La potatura della vite è indispensabile per garantire la qualità – in termini di dimensione, colore e sapore – dei nuovi frutti, ovvero delle pigne d’uva che ti permetteranno di produrre il vino per la tua tavola.

Ma non solo. Le viti si potano anche per ottimizzarne la forma, per fare in modo che crescano nel modo giusto e riescano a sopportare il carico dell’uva. Lasciate senza la giusta potatura le vito cresceranno selvagge e sarà impossibile gestirle.

E quando si potano?

D’inverno, in particolar modo a gennaio e a febbraio, ovvero quando la pianta ha perso tutte le foglie. Ecco perché chi coltiva le viti deve svolgere un lavoro che dura 365 giorni l’anno: non si tratta solo di raccogliere l’uva a ottobre per fare la vendemmia e trasformare la polpa in vino.

Attenzione alla tecnica

Il passaggio fondamentale, però, riguarda la tecnica della potatura. Hai individuato il periodo (pieno inverno) e il motivo (qualità del frutto e della pianta): ora devi individuare il metodo. Un metodo che si basa su una distinzione chiave:

  • Capita frutto
  • Capi a legno

I primi sono i tralci predisposti alla gemmazione, che daranno i frutti. Questi non devono essere potati a differenza dei capi a legno, ovvero dai tralci hanno bisogno del tuo intervento per germogliare. Un intervento che deve essere indirettamente proporzionale alla robustezza della vite. Cosa significa questo? Più la pianta è debole, maggiore è la necessità di intervenire con una di queste tecniche:

  • Metodo a cordone speronato
  • Metodo guyot semplice

A proposito, hai già scelto gli attrezzi della potatura? Quando lavori su una vite, soprattutto su una vite di qualità pregiata, non puoi permetterti errori: il taglio deve essere netto, senza sbavature. Operare con una forbice smussata può influenzare il taglio e rovinare un ramo.

Allo stesso tempo uno strumento di buona fattura garantisce ergonomia e semplicità di utilizzo: se hai diversi filari da curare ti farà comodo avere a disposizione una cesoia capace di tagliare bene senza pesare sulla mano.

Le forbici da potatura professionali Lowe sono ideali per il tuo lavoro: hai a disposizione una vera e propria scuderia di lame di qualsiasi dimensione e curvatura. In questo modo puoi scegliere quelle che si adattano alle tue vigne e tranciare i capi a legno (a volte particolarmente coriacei) senza sforzo.

Da notare la presenza di forbici specifiche per la vendemmia e per la potatura, ma anche strumenti con manici rinforzati. Ovviamente c’è anche la custodia in cuoio per avere sempre a portata di mano i tuoi attrezzi.
Ora non ti manca niente: buon vino e buona uva!

Inverno è sinonimo di potatura della vite e nelle aziende vitivinicole di tutta Italia si affilano le cesoie. Gli approcci con cui ci si avvicina a questa operazione colturale sono assai variegati e dipendono principalmente dall'areale, dagli obiettivi aziendali, dal vitigno e dalla forma di allevamento.

In generale possiamo dire che "la potatura invernale ha due obiettivi: garantire un equilibrio costante tra quantità e qualità di uva prodotta e assicurare la capacità della vite di rigenerarsi", spiega Stefano Poni, professore ordinario di viticoltura all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

"La potatura è una attività importante, ma che non deve essere mitizzata", sottolinea Poni. "Con la potatura invernale si pongono certamente le basi per la produzione futura, ma la stagione produttiva non è ancora iniziata e dunque sono ancora moltissimi i fattori che possono influire sulla vendemmia".

Oggi ci sono diversi approcci e mode alla potatura, ma è comunque possibile dare alcuni consigli di carattere generale, utili indipendentemente dalla forma di allevamento. Vediamo dunque i nove consigli per non sbagliare la potatura.


Potatura vite, nove consigli per non sbagliare

Le gemme
Quante gemme devo lasciare? È questa la domanda che molti potatori alle prime armi si fanno. "Il potatore in questo caso deve valutare il vitigno, l'areale e gli obiettivi aziendali. Ovviamente più gemme lascio maggiore sarà il carico produttivo, specialmente se ci si trova in un terreno ricco e con un clima favorevole", spiega Poni. "Ma sappiamo anche che oltrepassando un carico di gemme massimo, la qualità inizia fatalmente a peggiorare".

Il numero di gemme dipende poi dalla forma di allevamento. Per quelle lunghe, come il Guyot, il numero è di fatto più o meno predeterminato e corrisponde al numero di gemme presenti sul capo a frutto che copre la distanza tra una vite e l'altra sulla fila.

Nelle forme di allevamento che prevedono una potatura corta, come il cordone speronato, il potatore può lasciare anche un numero maggiore di gemme per sperone (comunque non superiore a tre gemme franche) o di speroni.

Il numero di gemme dipende poi dalla fertilità della varietà, che è determinata dalla sua genetica. In generale, per tutti i vitigni coltivati, la massima fertilità è raggiunta a partire dal quarto-quinto nodo basale del tralcio mantenendosi poi relativamente costante per le gemme successive. Il potatore dovrà quindi sapere che, con gemme basali che hanno un'elevata fertilità, potrà applicare una potatura sia corta sia lunga. Viceversa, su vitigni con gemme basali poco fertili, la potatura lunga è, in pratica, un obbligo.

"Da questo deriva che anche il dove lasciare le gemme è importante", sottolinea Poni. "Se due potatori lasciassero lo stesso numero di gemme, poniamo venti, ma suddivise in maniera differente, avrebbero con ogni probabilità riscontri produttivi e qualitativi diversi. Un conto infatti è lasciare dieci corti speroni di due gemme ognuno oppure mantenere cinque speroni più lunghi, di quattro gemme ciascuno".

Come si fa la potatura delle viti

Longevità
Occorre, con la potatura, cercare di preservare la longevità dell'impianto. E questo si può fare ricavando i nuovi speroni il più vicino possibile alla testa di salice o al cordone permanente. In questo modo si evita che anno dopo anno si 'salga' verso il primo filo di sostegno, perdendo parete produttiva.

Tagli
I tagli andrebbero eseguiti preferibilmente sul legno di uno-due anni, in modo che la pianta riesca a cicatrizzare la ferita velocemente ed efficacemente (processo non semplice per la vite che, a differenza di altre specie arboree ornamentali non è specializzata per questa funzione). Più il taglio insiste su legno vecchio, più c'è il rischio di provocare danni in caso, ad esempio, di gelate e di aprire la porta a patogeni esterni. Quando poi si rimuovono i tralci occorre sempre rispettare le gemme di corona, che assicurano il rinnovamento della pianta.

Le ferite di potatura
Sarebbe buona norma praticare tagli inclinati e mai paralleli al suolo, in modo da facilitare lo scorrere dell'acqua piovana e ridurre i tempi di bagnatura del legno. I tagli possono eventualmente essere cicatrizzati con prodotti appositi applicati a pennello oppure con soluzioni irrorate con l'atomizzatore. La decisione di proteggere o meno le ferite di potatura dipende da tre fattori: il diametro della ferita, le condizioni di temperatura e umidità al momento dell'intervento e, in sede previsionale, nei giorni successivi, e la presenza nel vigneto di piante malate.

Periodo
La potatura invernale si può iniziare ad eseguire dalla caduta delle foglie, quindi a novembre, fino a prima della ripresa vegetativa, in aprile. Nella scelta del timing non devono tuttavia rientrare solo considerazioni di tipo pratico-organizzativo, ma anche sanitario. I tagli di potatura sono la principale porta di accesso per i funghi responsabili del mal dell'esca e dunque potare all'inizio dell'inverno lascia una finestra temporale molto ampia ai funghi per insediarsi. Meglio dunque potare a ridosso della primavera, in modo che la pianta sia in grado di isolare più rapidamente le parti recise e impedire dunque ai funghi di diffondersi.

 

Come si fa la potatura delle viti

"C'è poi un altro elemento da considerare. Se si ritarda la potatura, spingendosi addirittura fino a fine aprile ed intervenendo comunque non oltre un certo stadio vegetativo, è possibile mettere al riparo le viti dalle gelate primaverili, che si stanno facendo sempre più frequenti", spiega Poni e, in certi casi, è possibile 'portare' questo ritardo fino alla maturazione, di questi tempi sempre più precoce.

Rispetto dei flussi
In generale curvature tropo strette sono controproducenti poiché causano un rallentamento della linfa e, di conseguenza, uno scoppio di vigoria in tal punto, a discapito di altre zone. Purtroppo, parlando di 'flussi linfatici' e 'potatura' si tende a fare spesso confusione: il flusso xilematico, solo ascensionale, dipende dalla traspirazione e, quindi, dalla massa fogliare; quello floematico (bi-direzionale) obbedisce invece a logiche totalmente diverse legate anche alla potatura estiva.

I residui di potatura
Se in vigna non ci sono piante affette da malattie del legno la scelta migliore è quella di trinciare i sarmenti in modo da contribuire alla fertilità del suolo. Nel caso invece vi siano problemi di legno nero o mal dell'esca occorre allontanare immediatamente i tralci.

Disinfezione strumenti
Disinfettare gli strumenti di potatura è in generale una buona pratica che scongiura il pericolo che da una pianta malata, attraverso la potatura, l'operatore allarghi inconsapevolmente il contagio. In viticoltura tuttavia non ci sono microrganismi degni di nota che possono propagarsi con gli strumenti della potatura e dunque la disinfezione non è necessaria.

Fasi lunari
Ebbene sì, in molti ancora credono che la luna in qualche modo influenzi la crescita delle piante e che quindi sia necessario prendere le cesoie solo in certe fasi lunari. A tale proposito siamo ancora in attesa di pubblicazioni scientifiche che avvalorino questa certamente affascinante ipotesi.

Come e quando potare le viti?

Il periodo ideale è gennaio o febbraio. Per le viti giovani, cioè con meno di tre anni, è consigliabile potare alla fine dell'inverno, in modo da intervenire sulle parti della pianta che hanno subito i maggiori danni delle avversità climatiche.

In che fase lunare si effettua la potatura delle viti?

La tradizione vuole che la potatura si operi in luna calante perchè a circolazione di linfa ridotta avremo un pianto ridotto; il pianto è collegato alla cicatrizzazione dei tessuti, che in prossimità del taglio chiudono i vasi e proteggono la parte tagliata da eventuali marciumi ed attacchi parassitari.

Quando si Scacchia la vite?

La scacchiatura viene anche chiamata potatura verde oppure estiva. Non a caso di fatto questa viene effettuata durante il periodo primaverile, a differenza della spollonatura.