Il caffè amaro fa alzare la glicemia

Il caffè è stato scoperto in Etiopia mille anni fa e, da allora, è diventato un compagno di vita nella routine quotidiana di molte persone. Alcuni sono soliti bere caffè come colazione al mattino, per altri, invece, il caffè rappresenta un momento di aggregazione prima e durante il lavoro nelle varie pause della giornata. Ma cosa sappiamo degli effetti dell’assunzione del caffè sulla glicemia? In questo approfondimento cercheremo di rispondere a questo interrogativo.

Caffeina: gli effetti collaterali

La caffeina può impattare sul nostro organismo in diversi modi. A volte possiamo trarne benefici, altre volte, invece, potrebbe essere causa di molteplici problematiche. Infatti, il caffè è una bevanda nota per essere in grado di aumentare la concentrazione, migliorare i riflessi e velocizzare il metabolismo, ma, se assunta senza moderazione, può provocare insonnia e problemi cardiovascolari.

Sono stati effettuati diversi studi sugli effetti del caffè sul nostro organismo e i risultati sono contrastanti. Alcuni studi mostrano come la caffeina è in grado di aumentare in modo significativo i livelli di glucosio nel sangue. Al contrario, altri sostengono che la caffeina e le sue proprietà incidano, in qualche modo, sulla riduzione del rischio di contrarre il diabete.1

Le alternative

Sarebbe meglio, soprattutto per chi soffre di diabete, bere caffè in quantità moderate ed evitare di aggiungere lo zucchero. Se proprio il caffè amaro non ti piace, esistono sul mercato moltissimi altri dolcificanti salutari, che possono essere una valida alternativa allo zucchero. Un suggerimento potrebbero essere il latte di mandorle, il latte di soia o il latte senza grassi.

Se pensi di assumere una quantità eccessiva di caffè e di conseguenza credi sia opportuno diminuire l’assunzione di questa bevanda 2, potresti prendere in considerazione l’ipotesi di sostituire il caffè con un buon tè caldo. La maggior parte dei tè non causano le problematiche ed i rischi legati alla caffeina e forniscono reali e indubbi effetti benefici al nostro corpo, anche relativi alla regolazione dei livelli di zucchero nel sangue. Questo cambiamento potrebbe essere un primo e piccolo passo per prendere in carico il diabete ed affrontare nel quotidiano la patologia.

I diabetici possono bere il caffè, anche chi ha il diabete può trarre dei benefici da questa bevanda nera dalle molteplici proprietà. In passato alcuni studi avevano sollevato dei dubbi ipotizzando che bastasse una sola tazzina per danneggiare la capacità di metabolizzare il glucosio. Le persone con questa malattia cronica, caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue, avevano quindi dei dubbi se inserirla o meno nella propria alimentazione.  Successive indagini, tra cui una autorevole condotta da un gruppo di ricercatori della Harvard School of Public Health di Boston e pubblicata sulla rivista scientifica Diabetes Care, hanno smentito tale ipotesi. Dopo aver analizzato i dati di un campione di 3497 diabetici, seguiti per ben 18 anni (dal 1986 al 2004), si è concluso che consumare caffè, anche tre o quattro tazzine al giorno, non incrementa in modo significativo il rischio di complicazioni croniche, quali ad esempio malattie cardiovascolari, rispetto alle persone che non consumano tale bevanda. 

Sia che si scelga una tazzina di espresso, o un’alternativa al caffè come il caffè d’orzo, noto semplicemente anche come orzo, i diabetologi invitano a porre attenzione all’uso dello zucchero. Il rischio potrebbe infatti non arrivare dalla bevanda in se, ma da quello che si aggiunge per dolcificarla. Per maggiori informazioni vi consigliamo la lettura di Dolcificanti per diabetici.  Non solo non ci sono controindicazioni se un diabetico inserisce la bevanda nel proprio piano alimentare, nelle persone non affette dalla malattia, il caffè nella dieta, potrebbe addirittura prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2 (T2D). Tale aspetto che è stato confermato al termine di un’indagine che ha esaminato i risultati di ben 30 studi che hanno coinvolto complessivamente 1.185.210 soggetti.

In base alla ricerca, pubblicata sulla rivista Nutrition Reviews (Coffee consumption and reduced risk of developing type 2 diabetes: a systematic review with meta-analysis – Doi: 10.1093/nutrit/nuy014), un consumo regolare della bevanda potrebbe ridurre del 30-35 per cento il rischio di diabete mellito.

I benefici non sembrerebbero risiedere principalmente nella caffeina, si è infatti rilevato che il rischio diminuisce mediamente del 7 per cento per ogni tazzina di caffè con caffeina e del 6 per cento per ogni tazzina di caffè decaffeinato. Secondo Mattias Carlström e Susanna C. Larsson, i due ricercatori svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma che hanno condotto lo studio, l’effetto protettivo sarebbe da ricondurre alle sostanze antiossidanti contenute nella bevanda. Diverse indagini concordano nell’affermare che un consumo regolare può ridurre i livelli dei marcatori pro-infiammatori e, di conseguenza, l’infiammazione cronica di basso grado associata non solo a disturbi metabolici come il diabete di tipo 2, ma anche a disturbi cardiovascolari.  Se si superano le 5 tazzine al giorno non ci sono però ulteriori benefici. Per quanto riguarda il ruolo del caffè nella patologia oncologica, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2016, ha rimosso la bevanda dalla lista delle sostanze potenzialmente cancerogene per gli esseri umani. Stando sotto a questi quantitativi (3-5 tazzine al di), in base ai risultati di altre ricerche, ci sarebbero addirittura degli effetti protettivi nei confronti del tumore al fegato e all’endometrio, si stima inoltre che possa contribuire a ridurre del 27 per cento il rischio di Alzheimer. 

Come accennato, non è una novità che il caffè possa essere un alleato contro il diabete. Già nel 2014, una serie di ricerche raccolte nel rapporto annuale dell’Institute for Scientific information on Coffee, aveva dimostrato che il consumo di caffè garantisce un effetto protettivo che contrasta lo sviluppo del diabete di tipo 2. Anche in quell’occasione emerse che la caffeina non è il fattore determinante di questo effetto. Alcuni possibili meccanismi sembrerebbero risiedere in una riduzione delle concentrazioni di glucosio ad opera dell’acido clorogenico e in un miglior controllo del danno cellulare da parte degli antiossidanti presenti nella bevanda.

Un altro valido alleato nella dieta per diabetici è il caffè verde. Si tratta di un estratto, ricavato dai chicchi verdi non sottoposti al processo di tostatura (torrefazione), che contribuisce a ridurre, e persino controllare, i livelli di zuccheri nel sangue. Questa proprietà è emersa nel corso di uno studio condotto da Joe Vinson. Alcuni dettagli furono presentati in anteprima nel 2013 in occasione del 245th National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS).  La ricerca condotta da Vinson coinvolse 56 adulti, uomini e donne, con livelli di zuccheri nel sangue nella norma. Tutti, all’inizio dell’indagine, furono sottoposti ad un test di tolleranza del glucosio per valutare la risposta individuale agli zuccheri. Successivamente, i volontari dovevano assumere periodicamente una dose, incrementata man mano nel tempo, di 100, 200, 300 e 400 mg di estratto di caffè verde in capsula.
Durante il periodo di follow-up sono stati effettuati altri test di tolleranza al glucosio dai quali è emerso che l’estratto di caffè contribuiva ad influenzare le risposte fisiologiche dei volontari.  Anche se tutte le dosi producevano una significativa riduzione della glicemia rispetto ai valori misurati prima dell’inizio dell’esperimento, si è rilevato un significativo effetto dose-risposta. Quando è arrivato il momento di assumere la pillola da 400 mg, la glicemia massima misurata a 30 minuti risultava essere inferiore in media del 24 per cento rispetto al valore di riferimento, quella misurata dopo 2 ore era invece minore addirittura del 31 per cento. 
Successivamente, altri studi hanno dimostrato che l’estratto di caffè verde, è più in generale l’acido clorogenico, offre reali effetti nel controllare la glicemia e può essere effettivamente utile in soggetti diabetici.
L’acido clorogenico è presente anche nel caffè “normale”, la sua biodisponibilità si riduce però in seguito alla torrefazione. Buone concentrazioni sono comunque presenti anche nel tè verde, in diversi ortaggi e in frutti quali mele, ciliegie, prugne, pesche, avocado, ecc.. 
Non bisogna però dimenticarsi che, anche quando si parla di sostanze naturali, prima di assumerle a fini “terapeutici” è sempre bene rivolgersi al proprio medico curante (in questo caso il diabetologo). Solo in questo modo si ha la certezza che non risultino tossiche o nocive in associazione ad eventuali terapie farmacologiche in corso.

Ulteriori consigli utili sull’argomento potete trovarli nell’articolo Frutta per diabetici e per prevenire il diabete.

da UOL

Chi ha il diabete può bere il caffè?

I diabetici possono bere il caffè, anche chi ha il diabete può trarre dei benefici da questa bevanda nera dalle molteplici proprietà. In passato alcuni studi avevano sollevato dei dubbi ipotizzando che bastasse una sola tazzina per danneggiare la capacità di metabolizzare il glucosio.

Perché il caffè aumenta la glicemia?

La caffeina altera il metabolismo del glucosio. Lo fa rilasciando adrenalina che contribuisce a innalzare i livelli degli zuccheri nel sangue.

Quanti caffè può prendere un diabetico al giorno?

Il consumo di caffè e tè verde aumenta l'aspettativa di vita nei pazienti con diabete: il consumo combinato di entrambe le bevande (4 tazze di tè verde e due di caffè al giorno) riduce, infatti, il rischio di morte per qualunque causa del 63% (rischio più che dimezzato).

Quanto influisce il caffè sulla glicemia?

Dalle analisi è emerso che assumere caffeina può aumentare la glicemia, soprattutto dopo i pasti: +9% dopo la colazione, +15% dopo pranzo e +26% dopo cena. Sembra che questa sostanza agisca interferendo con il processo che 'sposta' il glucosio dal sangue ai muscoli e ad altre cellule dell'organismo.

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