| CITAZIONE Cari amici, nel discorso della montagna in Matteo vi sono alcune cose per le quali ho bisogno di un chiarimento. Μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον καταλῦσαι τὸν νόμον ἢ τοὺς προφήτας· οὐκ ἦλθον καταλῦσαι ἀλλά πληρῶσαι. Il verbo πληρῶσαι, tradotto con "dare compimento, completare" ha creato nela cristianit� il convincimento che Ges� intendesse "superare" la Torah, il che contrasta con il resto della frase "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o
i profeti. Non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento". Nella mia interpretazione, dare compimento, compiere o anche realizzare, completare, dare riempimento, vuol dire obbedire in pieno e ancor di pi�. in altri termini, � giusta la traduzione che secondo voi ci � arrivata o possiamo pensare che " portare a compimento" era un ellenismo voluto del redattore greco, alla luce del "compimento" delle promesse, con la morte e la resurrezione? Ciao Nagev, nel greco ellenistico dei
documenti papiracei il verbo plhrow solitamente assume il significato di �pagare�, nel senso di pagare con valori mobili, ovvero con danaro. Ma nella documentazione papiracea non mancano esempi di impiego molto simili a quelli attestati nel NT, col significato di �realizzare�, �portare a termine�, �ultimare�, in particolare ultimare un dovere, per esempio espletare un ordine emanato dall�autorit�. E� proprio dal significato di �ultimare�, �portare a termine�, cos� come attestato in alcuni
papiri, che bisogna partire per rintracciare il senso speciale che il verbo plhrow assume nel NT. Osserviamo innanzitutto che questo verbo nel vangelo di Matteo copre un �range� semantico definito, non essendo mai impiegato con il senso tecnico di �pagare� n� come verbo per denotare una semplice esecuzione o realizzazione di un evento, ordine, necessit� (qualche dubbio permane in Mt 1:22, ma anche in questo caso il verbo plhroww assume il significato pi� specifico di �adempiere�). La Vulgata in
Mt traduce sempre con il verbo latino adimplere, e a mio avviso, pur con le sfumature che questo verbo comporta, si tratta di una traduzione corretta, anche se non esplica pienamente la specificit� di impiego di plhrow del vangelo di Matteo. Anche in Mt 5:17, 10:34 la Vulgata predilige questa traduzione che purtroppo, rende assai sfuggente e impreciso la portata del verbo plhrow in questi versetti specifici. Tornando al testo greco, io credo che per tradurre il verbo correttamente,
occorra tener conto delle propriet� semantiche intrinseche del verbo plhrow quando assume il significato di �completare�, �riempire�. Sappiamo che in queste ricorrenze l�azione del completare esplicata dal verbo plhrow non � mai un azione prima, nel senso che l�oggetto al quale si riferisce (in questo caso la Legge), � sempre anteriore all�atto di completare. La Legge esiste e costituisce un punto di riferimento, giuridico e morale, ma Ges� intende �ultimarla�. Si tratta di un
preesistenza che � sia temporale che contenutistica: temporale perch� precede l�atto del completare e contenutistica perch� il contenuto incluso della Legge � stato fissato precedentemente e on � in discussione. Questo contenuto deve essere ampliato, ma non abolito. Ecco che il senso che il verbo assume in Mt implica la portata dell�ampliamento ma anche dell�ultimazione. In parole spicce, l�ampliamento legislativo giunge a uno stadio finale e nel contempo, salvaguarda il contenuto giuridico
preesistente. A mio avviso, Ges� intendeva mantenere la Legge e ampliarla definitivamente. CITAZIONE Altro problema sono le cosiddette "antitesi", dopo l'enunciato dei macarismi, antitesi che si svolgono dapprima con l'affermazione del comandamento antico "E' stato detto...., seguite da "Ma io vi dico". il testo greco recita: "ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν", dove la particella δὲ viene tradotta con forte senso di contrapposizione "MA". A mia memoria, la traduzione di "ma"
dovrebbe essere "ἀλλά" mentre "δὲ", andrebbe tradotta se non chiaramente con la congiunzione e, almeno con "peraltro", "inoltre", quindi non con un significato di contrapposizione, ma di rafforzamento del discorso, quindi del precetto. E di conseguenza "Ma io vi dico" invece che "Inoltre io vi dico" era ancora una sottolineatura della "fine" della Legge, per dare vita alla Nuova Alleanza? Posso chiederti quale versione del testo greco hai consultato? La NA27 in Mt 5:18 reca la
seguente proposizione: ἀμὴν γὰρ λέγω ὑμῖν
Poich� in verit� vi dico Se invece ti stavi riferendo a Mt 5:22 (o a Mt 5:28, 5:32, 5:34, 5:39, 5:44 et passim), essendo �de� una congiunzione coordinante o avversativa, sar� il contesto e la presenza di altre congiunzioni che ci far� decidere se tradurla o meno. Nel NT la congiunzione �de� assume spesso valore avversativo. Ma si tratta di una opposizione che assume diverse gradazioni. Non possedendo �de� una valenza intrinseca,
sar� il contenuto della frase precedente a determinarne il senso nella frase dove compare. Il criterio di applicazione � il seguente: se il contenuto della frase dove compare �de� � in contrasto con il contenuto della frase precedente, allora �de� assume valenza avversativa. Questo criterio comunque non deve essere applicato con rigidit�. In ogni caso, vi sono vari gradi di avversione insiti nella particella �de�, mentre la congiunzione �alla� � sempre avversativa e il tipo di avversione �
totale. Quando �de� assume una valenza avversativa debole o media, diventa complicato tradurla in italiano. Per molti di questi passi matteani io tradurrei in questo modo: �(e), d'altra parte�� resa che stilisticamente non � molto elegante, ma almeno ci consente di graduare il valore avversativo medio-debole di �de�.
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