Il discorso della montagna le beatitudini versione greco

Cari amici, nel discorso della montagna in Matteo vi sono alcune cose per le quali ho bisogno di un chiarimento.
Μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον καταλῦσαι τὸν νόμον ἢ τοὺς προφήτας· οὐκ ἦλθον καταλῦσαι ἀλλά πληρῶσαι.
Il verbo πληρῶσαι, tradotto con "dare compimento, completare" ha creato nela cristianit� il convincimento che Ges� intendesse "superare" la Torah, il che contrasta con il resto della frase "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti. Non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento".
Nella mia interpretazione, dare compimento, compiere o anche realizzare, completare, dare riempimento, vuol dire obbedire in pieno e ancor di pi�.

Altro problema sono le cosiddette "antitesi", dopo l'enunciato dei macarismi, antitesi che si svolgono dapprima con l'affermazione del comandamento antico "E' stato detto...., seguite da "Ma io vi dico".
il testo greco recita: "ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν", dove la particella δὲ viene tradotta con forte senso di contrapposizione "MA".
A mia memoria, la traduzione di "ma" dovrebbe essere "ἀλλά" mentre "δὲ", andrebbe tradotta se non chiaramente con la congiunzione e, almeno con "peraltro", "inoltre", quindi non con un significato di contrapposizione, ma di rafforzamento del discorso, quindi del precetto.

in altri termini, � giusta la traduzione che secondo voi ci � arrivata o possiamo pensare che " portare a compimento" era un ellenismo voluto del redattore greco, alla luce del "compimento" delle promesse, con la morte e la resurrezione?
E di conseguenza "Ma io vi dico" invece che "Inoltre io vi dico" era ancora una sottolineatura della "fine" della Legge, per dare vita alla Nuova Alleanza?
Grazie


 

Frances Admin

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Cari amici, nel discorso della montagna in Matteo vi sono alcune cose per le quali ho bisogno di un chiarimento.
Μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον καταλῦσαι τὸν νόμον ἢ τοὺς προφήτας· οὐκ ἦλθον καταλῦσαι ἀλλά πληρῶσαι.
Il verbo πληρῶσαι, tradotto con "dare compimento, completare" ha creato nela cristianit� il convincimento che Ges� intendesse "superare" la Torah, il che contrasta con il resto della frase "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti. Non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento".
Nella mia interpretazione, dare compimento, compiere o anche realizzare, completare, dare riempimento, vuol dire obbedire in pieno e ancor di pi�. in altri termini, � giusta la traduzione che secondo voi ci � arrivata o possiamo pensare che " portare a compimento" era un ellenismo voluto del redattore greco, alla luce del "compimento" delle promesse, con la morte e la resurrezione?

Ciao Nagev, nel greco ellenistico dei documenti papiracei il verbo plhrow solitamente assume il significato di �pagare�, nel senso di pagare con valori mobili, ovvero con danaro. Ma nella documentazione papiracea non mancano esempi di impiego molto simili a quelli attestati nel NT, col significato di �realizzare�, �portare a termine�, �ultimare�, in particolare ultimare un dovere, per esempio espletare un ordine emanato dall�autorit�. E� proprio dal significato di �ultimare�, �portare a termine�, cos� come attestato in alcuni papiri, che bisogna partire per rintracciare il senso speciale che il verbo plhrow assume nel NT. Osserviamo innanzitutto che questo verbo nel vangelo di Matteo copre un �range� semantico definito, non essendo mai impiegato con il senso tecnico di �pagare� n� come verbo per denotare una semplice esecuzione o realizzazione di un evento, ordine, necessit� (qualche dubbio permane in Mt 1:22, ma anche in questo caso il verbo plhroww assume il significato pi� specifico di �adempiere�). La Vulgata in Mt traduce sempre con il verbo latino adimplere, e a mio avviso, pur con le sfumature che questo verbo comporta, si tratta di una traduzione corretta, anche se non esplica pienamente la specificit� di impiego di plhrow del vangelo di Matteo. Anche in Mt 5:17, 10:34 la Vulgata predilige questa traduzione che purtroppo, rende assai sfuggente e impreciso la portata del verbo plhrow in questi versetti specifici.
Tornando al testo greco, io credo che per tradurre il verbo correttamente, occorra tener conto delle propriet� semantiche intrinseche del verbo plhrow quando assume il significato di �completare�, �riempire�. Sappiamo che in queste ricorrenze l�azione del completare esplicata dal verbo plhrow non � mai un azione prima, nel senso che l�oggetto al quale si riferisce (in questo caso la Legge), � sempre anteriore all�atto di completare. La Legge esiste e costituisce un punto di riferimento, giuridico e morale, ma Ges� intende �ultimarla�. Si tratta di un preesistenza che � sia temporale che contenutistica: temporale perch� precede l�atto del completare e contenutistica perch� il contenuto incluso della Legge � stato fissato precedentemente e on � in discussione. Questo contenuto deve essere ampliato, ma non abolito. Ecco che il senso che il verbo assume in Mt implica la portata dell�ampliamento ma anche dell�ultimazione. In parole spicce, l�ampliamento legislativo giunge a uno stadio finale e nel contempo, salvaguarda il contenuto giuridico preesistente. A mio avviso, Ges� intendeva mantenere la Legge e ampliarla definitivamente.

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Altro problema sono le cosiddette "antitesi", dopo l'enunciato dei macarismi, antitesi che si svolgono dapprima con l'affermazione del comandamento antico "E' stato detto...., seguite da "Ma io vi dico".
il testo greco recita: "ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν", dove la particella δὲ viene tradotta con forte senso di contrapposizione "MA".
A mia memoria, la traduzione di "ma" dovrebbe essere "ἀλλά" mentre "δὲ", andrebbe tradotta se non chiaramente con la congiunzione e, almeno con "peraltro", "inoltre", quindi non con un significato di contrapposizione, ma di rafforzamento del discorso, quindi del precetto.
E di conseguenza "Ma io vi dico" invece che "Inoltre io vi dico" era ancora una sottolineatura della "fine" della Legge, per dare vita alla Nuova Alleanza?

Posso chiederti quale versione del testo greco hai consultato? La NA27 in Mt 5:18 reca la seguente proposizione:

ἀμὴν γὰρ λέγω ὑμῖν

Poich� in verit� vi dico

Se invece ti stavi riferendo a Mt 5:22 (o a Mt 5:28, 5:32, 5:34, 5:39, 5:44 et passim), essendo �de� una congiunzione coordinante o avversativa, sar� il contesto e la presenza di altre congiunzioni che ci far� decidere se tradurla o meno. Nel NT la congiunzione �de� assume spesso valore avversativo. Ma si tratta di una opposizione che assume diverse gradazioni. Non possedendo �de� una valenza intrinseca, sar� il contenuto della frase precedente a determinarne il senso nella frase dove compare. Il criterio di applicazione � il seguente: se il contenuto della frase dove compare �de� � in contrasto con il contenuto della frase precedente, allora �de� assume valenza avversativa. Questo criterio comunque non deve essere applicato con rigidit�. In ogni caso, vi sono vari gradi di avversione insiti nella particella �de�, mentre la congiunzione �alla� � sempre avversativa e il tipo di avversione � totale. Quando �de� assume una valenza avversativa debole o media, diventa complicato tradurla in italiano. Per molti di questi passi matteani io tradurrei in questo modo:

�(e), d'altra parte��

resa che stilisticamente non � molto elegante, ma almeno ci consente di graduare il valore avversativo medio-debole di �de�.

 

Salve Agatos,
permettimi di puntualizzare:
Se non erro L'espressione "per la durezza dei vostri cuori � riferita al problema del ripudio, mentre nell'episodio dell'adultera la risposta fu"Scagli la prima pietra chi di voi � senza peccato"
Ma il problema non � questo.
"Portare a compimento viene reso , nella fattispecie dal verbo greco "pleroo". E' chiaro che l'esegesi Cristiana intende compimento nel senso del "superamento, oltre che nella realizzazione delle profezie, nella persona di Ges�.
Se per� ci caliamo nella mentalit� e nel linguaggio ebraico e non dobbiamo mai dimenticare che Ges� era un Ebreo osservante, portare a compimento vuol dire " realizzare" "applicare ancor meglio e rigorosamente", ma di certo non "superare".

Se hai tempo e ti va, puoi trovare qualche mia considerazione a questo link del forum biblico:
//forumbiblico.forumfree.net/?t=28844598

Tengo a precisare che quella � solo una mia modesta riflessione a partire da qualche frase in greco, non intendo assolutamente affermare nulla.
Soprattutto poi in materia di fede, ognuno ha le opinioni che sente e fa l'esegesi che vuole, perch� la fede non � testo, n� storia e non necessita di dimostrazioni filologiche , testuali, storiche ecc.
Quindi la tua lettura � estremamente legittima


 

Gnostica

Con "Legge" Ges� non si riferiva solo ed esclusivamente alle Tavole della Legge, i Dieci comandamenti, ma anche alla Torah orale, ovvero a quei centinaia di precetti che scandivano la vita degli ebrei praticanti. In rapporto a tali prescrizioni, che l'atteggiamento di Ges� fosse improntato al superamento e non ad una adesione ancora pi� rigorosa agli stessi ce lo conferma lo stesso Vangelo, in diversi episodi eclatanti, dall'episodio gi� citato dell'adultera fino all'episodio della trasgressione del sabato ecc. Inoltre, ricordiamoci che uno dei capi d'imputazione delle autorit� religiose giudee a Ges� era proprio il suo essere blasfemo e sacrilego rispetto alla Legge. Ovviamente i Romani si presero gioco di tali accuse (che considervano un affare interno alla religiosit� giudea), ma smisero di ridere quando alle accuse di balsfemia si aggiunsero quelle di sommossa antiromana.

Ora, per quanto riguarda il significato del verbo pler�o non pu� certo includere quello di "rivitalizzare" in quanto per Ges� il sacrficio, ovvero il sistema delle prescrizioni rituali, veniva dopo la misericordia, e non viceversa! Il verbo pler�o, infatti, nell'uso del I secolo d.C. sta a significare "compiere una promessa o un dovere", non nel senso di portare seplicemente a termine un qualosa che era stato interrotto, in questo caso la Torah, ma nel senso di apportarvi un supplemento, un aggiunta di contenuto. Alla luce di ci� possiamo capire il vero senso di quel "portare a compimento": Ges� intendeva plasmare di un nuovo contenuto la Legge; una Legge in cui il sacrificio non avrebbe pi� avuto la precedenza sulla misericordia. La Torah avrebbe acquistato nuova "vitalit�" solo se si fosse spogliata di precetti anacronistici che soffocavano la misericordia e rinchiudevano gli uomini in rapporti sterili fondati sulla ritualit� e su assurde norme di purezza. Il cap. 23 del Vangelo di Matteo � interamente dedicato a smontare i castelli i sabbia su cui si reggono i massini osservanti della Torah, i farisei. Ges� � a tal punto contrariato dalla pratiche usuali della Torah che non esita ad affermare che i pubblicani e le prostitute precederanno i farisei nel Regno dei cieli e che i farisei trascurano "le cose pi� essenziali della legge: la giustizia, la misericordia, la fedelt�". La Torah, dunque, non p� essere abolita perch� contiene "cose essenziali", semmai va rifondata su basi misericordiose!
Ho scritto queste cose per far capire che l'esegesi di un passo neotestamentario non pu� essere "vivisezionato" isolandolo dal contesto. Se gli esegeti si avvalessero di questo metodo costruirebbero un Ges� dalle mille e contraddittorie personalit�, gli potrebbero mettere in bocca tutto e il contrario di tutto, tanto da farlo apparire, come in questo caso, un fervido difensore della Torah o un suo irriducibile denigratore, a seconda delle preferenze.

Gnostica

 

CITAZIONE

Ho scritto queste cose per far capire che l'esegesi di un passo neotestamentario non pu� essere "vivisezionato" isolandolo dal contesto.

Allora bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo e inserirlo anche non solo nel contesto letterario ma anche nel contesto storico, della polemica tra farisei/sadducei da un lato e un certo tipo di giudaismo dall'altro. Non aggiungo altro perch� avrete gi� capito dove voglio andare a parare. Tra l'alto vi era una idea diffusa in certi ambienti giudaici, sebbene valida fondamentalmente per i profeti. Che i profeti non fossero i depositari della verit� della loro scrittura, che possedessero solo il senso immediato e storico delle profezie. I profeti antichi erano paragonabili a coloro che sognavano, e i sogni vengono rivelati da quelle persone particolari che hanno il potere di comprendere i sogni, il Maestro di Giustizia di Qumran era colui che era in grado di riattualizzare profezie storicamente gi� adempiute e applicarle al suo tempo, applicando un suo particolare criterio esegetico per cui la storia biblica passata veniva riletta e applicata al tempo escatologico finale - gi� iniziato - in cui il Maestro viveva. Avevo scritto qualcosa anche in: //cristianesimoprimitivo.forumfree.net/?t=30377078

Le invettive di capitoli 23 e 24 del vangelo di Matteo nei confronti dei farisei sono durissime e inspiegabili se non nell'ottica di una estrema radicalit� di opinioni religiose. Se poi � vero che Ges� celebr� la Pasqua e/o altre feste non secondo il calendario ufficiale allora i collegamenti tra il movimento gesuano e l'essenismo - molto probabilmente non qumranico - diventano molto forti, proprio per la radicalit� di simili atteggiamenti. Anche il possedere la chiave per rileggere la Scrittura al di� di quello che gi� facevano ottimamente i rabbi del tempo � eretico.

A proposito di letteratura qumranica e beatitudini, volevo ricordare a Nagev che l'espressione "poveri in spirito" � attestata in 1QHodayoth, potrebbe pertanto non essere affatto un eufemismo di Matteo rispetto a Luca, il quale parla soltanto di "povert�". Ma un altro caso interessante ci � offerto da Mt. 5:43 in cui Ges� dice: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e

odierai il tuo nemico

". Amare il prossimo � attestato nella Bibbia ebraica (cfr. Lev. 19:18)ma il concetto di "odiare il nemico" non vi ricorre in termini cos� espliciti. Ebbene, sar� ancora un caso, ma come fa osservare Garcia Martinez nella Regola della Comunit� di Qumran, che cita in nota proprio Mt. 5:43, � scritto: "... per amare tutti i figli della luce, ciascuno secondo la sua parte nel piano di Dio, e per odiare tutti i figli delle tenebre, ciasuno secondo la sua colpa ..." (cfr. 1QS col. I, ll. 9-10). Peraltro cos� come l'espressione "poveri in spirito" fa parte del sondergut matteano, analogamente mi pare che Mt. 5:43 non abbia parallelo in Lc. o in altro vangelo e questo � molto interessante.

Saluti.

Edited by Hard-Rain - 28/7/2008, 13:43


 

CITAZIONE

Ges� intendeva plasmare di un nuovo contenuto la Legge; una Legge in cui il sacrificio non avrebbe pi� avuto la precedenza sulla misericordia. La Torah avrebbe acquistato nuova "vitalit�" solo se si fosse spogliata di precetti anacronistici che soffocavano la misericordia e rinchiudevano gli uomini in rapporti sterili fondati sulla ritualit� e su assurde norme di purezza. Il cap. 23 del Vangelo di Matteo � interamente dedicato a smontare i castelli i sabbia su cui si reggono i massini osservanti della Torah, i farisei

Questo concetto della Misericordia prima ancora dei sacrifici, Ges� lo riporta dal Profeta Osea, che cita testualmente : "Non sacrifici voglio, ma opere di Misericordia.
Questo � un concetto antico nel Giudaismo, quanto la Torah.
Il sacrificio non ha valore di per s� se non esiste la misericordia, in quanto "Misericordia" � uno dei due attributi di D-O, espresso dal tetragramma ****, mentre l'altro attributo "Giustizia" � espresso da "Elohim". Infatti Misericordia predomina sempre su Giustizia, nella volont� di D-O verso l'essere umano.

Ges� � certamente Ebreo, circonciso, figlio di Ebrei, viene presentato al tempiop, santifica le feste, PARLA NELLA SINAGOGA E NEL TEMPIO (quindi riconusciuto dagli altri come rabbi) e conosce benissimo la Legge ed i Profeti.
Afferma con chiarezza che non � venuto ad abolire (quindi ne riconosce il valore eterno) ma a dare compimento, cio� ad applicarla come �, anzi meglio,. Il famoso "recinto o siepe attorno alla Torah", del fare sempre meglio, dei maestri del talmud.
Indubbiamente vi sono vari elementi di scontro con il giudaismo tradizionale, e su questo mi pare davvero splendida l'opinione di Hard rain, riguardo alla matrice essena, alle similitudini con il giudaismo enochico ecc.
Ci troviamo in un'epoca dove lo sconvolgimento storico e soiale era enorme e vi erano certamente molte espressioni diverse in seno al giudaismo.
Riconosco che in Ges� vi sono delle posizioni molto contrastanti rispetto alla sua tradizione, ma in fondo non vedo gli elementi del "superamento della Torah, ma solo un voler applicare in modo pi� rigoroso i precetti, rispetto a CERTI farisei e scribi (non di certo rispetto a tutta la categoria)
L'episodio dell'adultera non fa testo, in quanto Egli non dice con chiarezza che sia sbagliato lapidarla. Lo lascia dedurre con la sua arguta ed elegante ed inattaccabile risposta. Ma Ges� non ha mai negato un solo "iod"della legge.
Piuttosto, dal punto di vista Ebraico, appare pi� "criticabile" la raccolta delle spighe nel giorno di sabato, da parte dei discepoli ed il paragone che a me sembra non pertinente, con il Re David, che mangi� i pani consacrati. E' per� strano che un osservante rispettoso, come lui possa aver giustificato l'infrazione dello shabbat (non fu lui a raccogliere le spighe) da parte dei discepoli. Potrebbe essere anche una opinione del redattore del vangelo


 

Aggiungo poi che il verbo pl�ro� che compare in Mt. 5:17 (in parole di Ges�) forse non casualmente � lo stesso identico verbo che l'evangelista utilizza per l'adempimento di certe profezie, cito ad esempio Mt. 1:22 (nuova esegesi di Is. 7:14 in funzione della nascita miracolosa di Ges�), Mt. 2:17 (la strage degli innocenti, nuova esegesi di un passo profetico gi� adempiuto e reinterpretato), Mt. 2:15 (ancora una nuova esegesi di fatti gi� adempiuti e riattualizzati, l'autore del vangelo credeva che Ges� avesse vissuto un Egitto), ecc... Nella concezione di Matteo questi verbi sono stati qui e altrove usati per reintrepretare alcune profezie bibliche gi� adempiute, rivissute al tempo dei fatti che accaddero al tempo di Ges�. Chiaramente per l'autore del vangelo la nascita verginale, la venuta dall'Egitto, la strage degli innocenti sono fatti storici realmente accaduti, a noi poco interessa che siano storicamente veri o no, il punto � che l'agiografo riteneva che lo fossero. Tutte queste esegesi sbagliate dal punto di vista rabbinico, sono possibili perch� chi ha scritto il testo riteneva di avere l'autorit� di poter reinterpretare le scritture - soprattutto quelle profetiche - in virt� di capacit� soprannaturali. E' possibile che la tecnica risalga davvero allo stesso Ges�, che egli si attribuisse poteri esegetici simili a quelli del Maestro di Giustizia di Qumran per il quale � documentata questa capacit�. Ed � possibile che tutto ci� abbiano ritenuto di possederlo anche gli apostoli successori di Ges�, del resto che senso hanno le "lingue di fuoco" dopo la discesa dello spirito santo, ecc.... Dunque l'intera Bibbia, in questa concezione, soprattutto le scritture profetiche, sono un "sogno". La radice PSR che � usata nei pesharim qumranici quando viene messa in atto con criteri pi� rigorosi questa nuova metodologia esegetica della Scrittura, deriva dall'accadico ed era tipicamente usata per la spiegazione dei sogni, l'interpretazione, possibile non a chi ha fatto il sogno (il profeta o chi ha composto un testo biblico) ma a delle persone particolari che ne hanno la capacit�.

Saluti.


 

Senz'altro la redazione finale di Matteo cos� come degli altri vangeli � greca. Per� vi � questo sostrato semitico che per alcuni versi pu� essere fatto rientrare nel giudaismo esseno. E' perfettamente possibile che il Matteo greco sia stato composto espandendo o utilizzando documenti e/o pezzi di tradizione orale ebraica/aramaica, cuciti assieme con altre tradizioni (Marco). Come sai, Nagev, io sono uno sponsor di questa corrente di pensiero, quella del Ges� "apocalittico" - "enochico". Chiaramente mi rendo conto che non � una citazione che pu� rendere sicura tutta una interpretazione. Certo che dopo Qumran, dopo cio� che si � potuto vedere come questo gruppo ebraico riprendeva e riutilizzava le profezie bibliche per spiegare le proprie origini e la storia della propria setta, vale la pena di studiare se una cosa simile possa essere valida anche per il movimento di Ges�. Se Ges� era un fariseo, nagev, per me sono icomprensibili i capp. 23 e 24 di Matteo, che poi ricorrono anche negli altri vangeli.

Saluti.


 

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